Schizza.
Forte, il suono a spaccare i timpani.
Tutto vibra.
Tutto è irrequieto.
Non controlli più nulla.
La luce si adombra, oscura.
Quello spazio enorme che ho innanzi la vista e dietro la schiena, si panifica, diviene macabro.
Rumori.
Mai conosciuti anche se spesso praticati.
Pensare, pensare, pensare ad un evento piacevole.
Dormivo, avevo 6 anni, una luce brillante azzurra, circumnavigava uno scheletro.
Terrore.
Si avvicina.
Aiutoooo
Rumore.
Identico, per altri 37 anni, in aereo… e tutto si oscura e tutte le chiome, si voltano e sono scheletricamente color blu cobalto neon…
soffoco, non c’è luce,
non vi è respiro.
Soffoco,
schizza in alto,
è tremendo… non si assesta in crociera,
tremendo… rivedo l’apparizione, in ogni passeggero al mio fianco.
Tutto è crudo, nessuna speranza.
Irrequieto, il corpo si muove da sé, nessun tranquillante lo rasserena.
La mente infestata dall’immagine del poco affascinante macabro.
Nessun infarto, rimango vivo, ma irrequieto e stordito.
Dovremmo atterrare… Sembra sia passata più di 1 ora e 40 minuti.
Sono trascorsi appena 100 secondi…
Padre perdonami, per tutte le malefatte.
Mi concentro nel centro cristico… apro gli occhi.. il padre appare, terrificante come quei film horror che non mi rendono sereno.
Soffoco, voglio scendere… che cazzo ci faccio dentro un aereo. Supposta primordiale di strilli di bimbi e conforti inutili.
Sofferente… soffocata la parola e lo sguardo e anche la matita e il post it per lasciare un numero, come un tempo…
terrore
ansia
crudeltà
malvagità
destinato a vivere… così senza alcuna speranza di atterrare a Parigi per bruciare tutto quanto donde prende vita.