Raccontare un’avventura come BIPOLAR, dal punto di vista di chi l’ha vissuta, non è semplice.
È stato un percorso – sebbene non lunghissimo – estremamente intenso, fatto di sfide, scommesse e soffertissime soddisfazioni.
Quando Uber e Rivoluzione Culturale si sono incontrate, hanno immediatamente potuto riconoscersi l’una nell’altra e scorgere la possibilità e l’opportunità di un cammino comune. Due entità distinte, diverse per storia ed esperienze individuali, ma indubbiamente compatibili e vicendevolmente attratte da una chiara affinità elettiva, riassumibile in una forte volontà di combattere con pochi mezzi per proporre delle offerte culturali altre, differenti da quelle lodevoli ma troppo spesso noiosamente riconoscibili dei circuiti più attrezzati e collaudati della scena catanese, ma anche nella capacità di trasferire questa volontà in eventi in grado di riscontrare l’interesse ed il plauso di un pubblico appassionato e caratterizzati da un inconfondibile, condiviso tratto bipolare: portare la musica alternativa in antiche dimore, location affascinanti ed inusuali per concerti di tale natura.
Rivoluzione Culturale decide di sposare il progetto Opera Commons, volto al recupero ed alla valorizzazione di una splendida villa di fine Settecento, e nasce così, in tempi rapidi ed in maniera spontanea, l’idea di realizzare una rassegna congiunta che ben sintetizzasse questa comunione spirituale e che non poteva che chiamarsi, quindi, BIPOLAR.
A livello estetico, a raffigurare in modo ideale questa unione ci pensa Alice Caldarella (artista giovanissima ma già in possesso di uno stile originale e perfettamente riconoscibile) con una locandina deliziosamente eloquente. Ma come tradurre in termini musicali questo bipolarismo? Semplice, scegliendo di non percorrere mai lo stesso sentiero nell’arco dei quattro appuntamenti in calendario.
Cominciamo il 5 Marzo con A Copy For Collapse – nome forte dell’elettronica underground italiana – con un set ipnotico, che si dipana tra IDM, electrowave, echi shoegaze e degli inediti tocchi moroderiani che fanno capolino nelle anteprime dei nuovi pezzi in cantiere, presentati per la prima volta proprio ad Aci Bonaccorsi. Dietro l’intrigante pseudonimo si nasconde Daniele, un ragazzo pugliese che a dispetto di una personalità timida e riservata on stage, si è rivelato essere di una squisita socievolezza, sempre pronto alla battuta e perfino incline ad un’insospettabile logorrea. Una maniera speciale per aprire la rassegna, con un live che ha richiamato moltissimi appassionati.
Due settimane dopo fanno il loro esordio le chitarre, e l’onore spetta all’unica band locale in rassegna, i sorprendentemente giovani Supersonic Heroes. La loro musica è freschissima e volge fortemente lo sguardo verso il Regno Unito, ispirandosi al pop-rock ora melodico, ora abrasivo di gruppi come Arctic Monkeys, Libertines, Kooks, oltre alla grande scuola anglosassone dei sixties e agli americani Strokes. Sul palco trasferiscono tutte queste influenze con grande energia e personalità, portando i presenti a muoversi e a rinunciare ad un ascolto passivo e meditativo. Hanno l’abilità e l’umiltà per mettersi in gioco e fare qualcosa di importante. Hanno appena pubblicato il debutto discografico, intitolato Matryoshka: invitiamo tutti ad ascoltarlo con l’attenzione che merita.
Il 9 di Aprile è la volta dei ragusani The Crackers, la cui maggiore maturità anagrafica si palesa in un repertorio ancorato ad influenze più stagionate – l’alternative rock degli anni ‘90, a tratti la new wave ottantiana – ed inevitabilmente in una scrittura più adulta; li ho definiti una delle band più americane presenti in Sicilia e sono sicuro di non essere l’unico a pensarla in questa maniera. Ci hanno regalato una performance intensa, fatta di robuste cavalcate sonore e brani più riflessivi. Sono quattro splendidi musicisti che meriterebbero di ricevere decisamente più attenzione, e noi tutti speriamo che accada adesso che hanno dato alle stampe il nuovo EP, Good Morning Samsa.
Chiudere BIPOLAR tocca a quella che è stata forse la nostra scommessa più grande: un’accoppiata che racchiude in una sola serata l’essenza del nostro progetto, formata da una sfilata di moda griffata Mc Atelier e dal concerto dei calabresi Electric Floor.
Un’esperienza straniante e bellissima, con la Capsule Collection a rivelare tutto il talento di Andreina Litrico (designer) e Maria Cristina Leotta (sarta) e ad evidenziare una volta di più la versatilità di Opera Commons.
L’ultimo live ha invece portato alla luce una band ancora poco nota nel nostro territorio ma già attiva da anni, inizialmente dedita ad un più tradizionale rock all’italiana e che ora ha trovato la sua dimensione ideale in un post-punk con chitarre shoegaze e tastiere synth-wave. Una formula che porta gli Electric Floor ad uno spettacolo di grande atmosfera, dove diventa facile per lo spettatore chiudere gli occhi e lasciarsi trasportare da questo sound catartico, sognante. Chi scrive è convinto che possano proseguire in questo formidabile processo di crescita, sia in termini di produzione artistica che di visibilità. Ancora una volta, l’auspicio è legato non solo all’aspetto musicale, ma anche a quello umano.
Chiudo questa disamina dicendo che per me e tutta Rivoluzione Culturale BIPOLAR è stato motivo di orgoglio, e ha rappresentato sia un punto di svolta nel nostro percorso di maturazione, sia l’occasione per instaurare un’amicizia personale e professionale con l’associazione Uber e sopratutto Tiziana Nicolosi: a lei, agli artisti e a tutti i presenti vanno i nostri più sentiti ringraziamenti, convinti che tutti conserveranno nel cuore un bel ricordo di quella che in apertura ho chiamato avventura, termine che ben rappresenta la voglia di non rinchiuderla in un contenitore asettico, meramente professionale, tenendo invece in grande considerazione gli intrecci affettivi che l’hanno impreziosita.
Infine, grazie a tutti coloro che hanno aiutato a realizzare tecnicamente la rassegna ed a promuoverla: la già citata Alice, il partner tecnico Attilio Cappellani Strumenti Musicali, la famiglia Floridia, Salvatore Massimo Fazio, Radio Lab e Mario Lo Faro.