Lili Refrain in concerto / Mostra di Friedrich Nebraska – 30 novembre 2013

Lili Refrain in concerto / Mostra di Friedrich Nebraska – 30 novembre 2013

Ore 19.30: Inaugurazione mostra di Friedrich Nebraska / Aperitivo vegetariano

Ore 22.00: Concerto di Lili Refrain

Lili Refrain

Lili Refrain è una chitarrista, compositrice e performer romana che dal 2007 ha un progetto solista in cui indaga le proprietà contrappuntistiche ed emotive della sovrapposizione strumentale e vocale. I suoi brani scaturiscono dall’orchestrazione in tempo reale di chitarre elettriche e voci che mescolano l’ambient minimalista a psichedelia, folk, blues, metal, opera lirica e virtuosismi chitarristici. La sua padronanza tecnica e il suo raffinato gusto compositivo conducono l’ascoltatore in un indimenticabile atto unico oltre i confini di qualsivoglia genere musicale. Negli ultimi sei anni ha suonato incessantemente in tutta Italia e in Europa. Ha realizzato due album che vantano eccellenti critiche da parte di riviste del settore e webzine nazionali ed internazionali: “Lili Refrain” autoproduzione del 2007 e “9″ uscito nel 2010 con Trips Und Träume/Three Legged Cat, in prima e seconda ristampa dopo l’istantaneo sold out. Il primo novembre 2013 è uscito il suo terzo album “KAWAX”, in CD e vinile, per Subsound Records e Sangue Dischi.

Kawax è il terzo lavoro di Lili Refrain, un disco catartico in cui addii, partenze e rinascite vengono celebrati sull’altare di un demone totemico immaginario – Kawax, appunto.

Covato e cesellato in più di un anno di sessioni in studio (l’Hombrelobo di Valerio Fisik, punto di riferimento per l’underground romano e non solo) prima di assumere la sua forma definitiva, Kawax è un lavoro complesso che sviluppa e arricchisce il percorso iniziato con “9”.

Gli elementi distintivi del linguaggio dell’artista – le tessiture ritmiche che si sovrappongono fino alla saturazione, i fraseggi epici ispirati tanto al mondo classico quanto al metal di fine anni ’90, l’uso della potenza vocale al servizio di ambientazioni sonore che riecheggiano i Dead Can Dance più rarefatti – sono ancora fortemente riconoscibili, ma ulteriormente raffinati e mescolati per creare un linguaggio ancora più compiuto e comunicativo, in grado di parlare contemporaneamente a stomaco, cuore e cervello; un linguaggio meticcio eppure fortemente identitario in cui c’è spazio per aperture quasi doom (Helel), momenti prog-metal a la Russian Circles (in Baptism of Fire, dove la chitarra di Lili viene affiancata dalla batteria sincopata e sghemba di Valerio Diamanti), fino al solenne canto funebre di Sycomore’s Flames, accompagnato dagli archi di Nicola Manzan. Kawax è il lavoro pienamente maturo e compiuto di un’artista in grado di abbattere le divisioni di genere e fondere le proprie molteplici ispirazioni in un’esperienza sonora vitale ed innovativa in cui metal, psichedelia, blues e ricerca sonora convivono in perfetta armonia. E’ un viaggio da affrontare con il cuore e le orecchie aperte; un balsamo per l’anima dell’ascoltatore coraggioso.

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Friedrich Nebraska

Bianco e nero, con sfumature d’ogni tipo tra l’uno e l’altro estremo dei colori, sono gli elementi identificativi dell’espressione artistico-creativa di Friedrich Nebraska. Una così fedele visione alla natura del Tao, unione del tutto e del nulla, dello Yin e dello Yang, risulta essere onnipresente in ogni opera dell’artista. Per sua stessa ammissione, la rappresentazione data solo con questi due non colori è strettamente legata alla visione taoistica della vita. Ogni illustrazione o quadro dell’artista imprime nel reale un’espressione taoisticamente data del reale e dell’irreale, del gioco e del giogo. Il medium, tra l’artista e il locus, dove si imprime la propria espressione, è la penna. Tuttavia, ogni protagonista dell’atto creativo di Nebraska è soggetto, oggetto e dunque soggetto, a variazioni di ruoli. L’eterogenesi dei fini, d’espressione manzoniana, può essere chiaramente letta nell’opus dell’artista. Egli è soggetto agente, ma anche mezzo, anche destinatario. Definendosi nell’ottica taoista sfugge ad ogni classificazione, vivendo il tutto in simbiosi con il tutto stesso e ogni vuoto che lo determina e ne conferisce una certa entità, in base ai punti di vista; emissari questi, in definitiva, del Tao stesso.

Proprio perché ogni opera dell’artista è un’espressione, non circoscritta saldamente a nulla o nessuno, è possibile interpretare, singolarmente o pluralmente, ciò che l’artista scolpisce e porta alla luce nella sfera sociale e culturale, e dunque prettamente reale, in maniera indipendente e libera da ogni condizionamento; proprio come l’unione dello Yin e dello Yang.

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