Entrambi i termini sono abbastanza nuovi ai siciliani e spesso usati spropositatamente.
C’è chi teme la gentrificazione di certi quartieri degradati del centro, nonché terra di murales e street art. Cerchiamo di vederci più chiaro.
Gentrificare, dall’inglese “gentry”, indica l’insieme dei cambiamenti urbanistici e socio-culturali di un’area urbana, tradizionalmente popolare o abitata dalla classe operaia, risultanti dall’acquisto d’immobili da parte di popolazione benestante. In altre parole, si assiste al miglioramento fisico del patrimonio immobiliare, al cambiamento della gestione abitativa da affitto a proprietà, all’ascesa dei prezzi e all’allontanamento o sostituzione della popolazione operaia esistente da parte delle classi medie. Il termine è più generalmente usato con accezioni negative, anche se non porta svantaggi per tutti. Nel libero mercato, il pregio di un quartiere può aumentare, subire un tracollo oppure rimanere “congelato”. Senza interventi di riqualificazione, tutto rimane nelle migliori delle ipotesi, stabile. Tutte le migliorie (come aree verdi, pedonalizzazioni, piste ciclabili, stazioni metro, restauri di facciate, maggiore sicurezza e illuminazione) agiscono da eccitanti per il mercato di case e botteghe, attirando nuovi abitanti e attenzioni. Questo non può essere di certo demonizzato. Esiste anche una gentrificazione spontanea, non pianificata a tavolino da lobby di affaristi. Accade che artisti e creativi per esempio, scelgano un quartiere dimenticato, dai prezzi popolari, dove convertire officine e magazzini in spazi espositivi e laboratori. Quando l’intero quartiere, grazie al contagio del trend, diventa più sexy e più ricco di attività, la domanda supera l’offerta e i prezzi salgono vertiginosamente. Gli artisti, che non erano di certo gli abitanti originari della zona, diventano loro malgrado gli “agenti gentrificanti”. Verso nuove frontiere allora, ancora più lontano, lasciando ai più ricchi gli affitti non più sostenibili, a Kreuzberg come a Williamsburg. Anche la street art, in dosi massicce e dalle grandi firme, può gentrificare un’area, cioè portarla dalle stalle alle stelle, attirando hipster e creativi di vario genere. In talune aree di Londra, la cittadinanza ebbe modo di temere i troppi graffiti di Banksy, proprio per ragioni speculative. Buono per chi possiede, male per chi affitta. Ma la street art è stata anche usata maliziosamente per operazioni immobiliari, per “bonificare” specifiche realtà. L’accensione di troppi riflettori su una zona non è mai un toccasana per chi intende viverla a prezzi modici.
Fin qui le manovre alla luce del sole, quelle percettibili con un certo anticipo. Poi esistono i giochi occulti, tipici dei pescecani. Prima le acquisizioni d’intere zone degradate, con offerte alle quali non si può dire di no e poi, guarda caso, le tanto attese migliorie che avrebbero dovuto fare alzare i valori commerciali. E infine, come per magia, dei bei murales già pronti.