Opera Commons è un laboratorio urbano ideato e diretto dall’associazione Uber, coordinata dalla sociologa Tiziana Nicolosi.
Il progetto Opera Commons nasce dall’intenzione di recuperare uno spazio architettonicamente ed esteticamente pregno di personalità e di identità storica in stato di abbandono, per metterlo al servizio di un nuovo utilizzo socio-culturale. Il progetto si evolve in connessione a pratiche di sostenibilità ambientale ed economica, con l’obiettivo di stimolare l’incontro e la collaborazione tra artisti, creativi, docenti, lavoratori professionisti, soggetti in formazione, organismi attivi sul territorio nazionale.
Opera Commons è anche la rassegna, parte del progetto più ampio, che prende avvio a novembre del 2014. Partner delle diverse edizioni: Uber – Rigenera – Rigenera Press – Uber Addicted – Get Da Rifle! – Balloon – Eidocracy – OutSiders – Feminine – Rocket From The Kitchen – Golden Catrame – Le tre C – I Sapurusi – Marino Vazzana&Team – Rivoluzione Culturale – Attilio Cappellani – OC Press – Reverb Booking – Radio Lab – Studio Marco Alì – Ylenia D’Alessandro/Gianguido Cucè.
L’associazione Uber che ha l’immobile in comodato d’uso, è una onlus avente come mission la prevenzione e il sostegno nel campo del disagio e il lavoro sul benessere individuale-comunitario, a tal fine lavora nel campo della progettazione di interventi psico-sociali, della formazione; della strutturazione di percorsi laboratoriali fondati sull’uso di strumenti tecnico-espressivi quali il video, la scrittura, la pittura, il teatro sociale, la lavorazione della cartapesta, della ceramica, il fotolinguaggio, il feldenkrais, la graphic novel, l’home recording, etc; dell’organizzazione di festival della fotografia istantanea e del cortometraggio; della facilitazione dell’incontro-scambio tra istituzioni educative, operatori culturali, artigiani, figure professionali provenienti da diversi ambiti, che hanno nel tempo, collaborando con Uber, conferito all’associazione un carattere esplorativo, sperimentale, che rende la realtà al centro di una ricerca-azione dinamica e aperta nell’approccio teorico e metodologico.
Per il ciclo formativo Opera Commons_Lab, è stato progettato e organizzato da Uber e Ballon / Contemporary Art and Publishing, il workshop “Room#0”, nel mese di giugno del 2015, percorso che ha fornito ai partecipanti le competenze utili per elaborare una riflessione teorico/operativa sulla riattivazione di uno spazio. Il laboratorio, infatti, ha approfondito il fenomeno della rigenerazione architettonica del costruito per nuove destinazioni d’uso attraverso una metodologia di realizzazione condivisa.
Un’altra delle proposte formative che ha riguardato Opera Commons è quella del corso di restauro ligneo avviato da Uber a inizio ottobre del 2015.
Opera Commons prende vita in occasione del primo evento artistico – culturale ‘1789 Opera Commons’ sviluppato in data 23/06/2013, dall’Associazione Uber, il Teatro coppola, L’Arsenale di Catania e il Teatro Pinelli di Messina. Un’antica dimora di famiglia che si fa dimora comune. Stanze di visioni, parole, musiche, teatro, cucina, installazioni. Memorie. Aperte l’una sull’altra. ‘Una casa disabitata, sita ad Aci Bonaccorsi, che si apre e si lascia attraversare, rivisitare, reinventare, dai tanti fili delle memorie personali che si fanno rappresentazione di una memoria che vuole essere comune. Questo il tema del primo appuntamento che ha caratterizzato e definito l’azione performativa degli artisti e dei creativi coinvolti. La memoria privata di una famiglia, di un luogo, che si apre a quella pubblica, individuale, collettiva, per riproporla nelle forme dell’arte, nel racconto contestuale che plasma nuova anima, nuovo sentire, nuovo produrre.’
‘L’immobile insistente sulla porzione di territorio confinante con le vie Pauloti e via Verga ed all’interno con terreni di altra proprietà, si configura come peculiare ed interessante esempio di Casale borghese a carattere colonico a servizio di un latifondo, di consistente estensione. La costruzione e le successive modifiche sono intercorse tra la fine del 700 e la seconda metà dell’800, come testimoniano i diversi stili, le diverse tecniche costruttive e qualche testimonianza certa, come la data 1789 incisa su uno degli elementi in pietra lavica che decorano il timpano posto nel fronte corto a sud-ovest o il portale di ingresso costituito da due elementi a sezione quadra con decorazioni di evocazione corinzia caratterizzate da foglie di acanto in stile proto-liberty (tardo 800 inizi 900).
L’impianto dell’edificio principale cui probabilmente erano annessi altri fabbricati limitrofi, ha un impianto lineare a “T” allungata in senso longitudinale in direzione nord-est, sud-ovest parallelamente alla via Pauloti. Sulla parte allungata si distribuiscono specchiandosi sull’asse centrale, una sequenza di ampi saloni con funzione di rappresentanza che affacciano sulla parte di giardino avente funzione di ingresso con accesso diretto dalla via Pauloti. Sulla parte interna invece si sussegue una articolata serie di locali destinati a servizi igienici, magazzini, ripostigli etc. In testa alla “T” invece si distribuiscono una zona notte completa di servizi e ripostigli con affaccio sul giardino di ingresso, ed una grande cucina ed un magazzino con affaccio sul frutteto retrostante. Tra queste zone al centro una piccola scala da accesso ad alcuni locali tecnici posti ad un livello superiore e che danno accesso a due livelli di terrazza realizzati (probabilmente) come punto di osservazione del latifondo. Tra questi trova spazio un suggestivo ambiente areato che separa le volte reali dalla sovrastante terrazza realizzata con travi in ferro a “doppio t “e voltine di mattoni realizzate in epoca più recente a sostituzione di una probabile precedente copertura tradizionale a falda con orditure e coppi siciliani. In questo spazio è possibile osservare la pregevole tessitura muraria detta “ntosta” costituita da conci squadrati di pietra lavica con ricorsi in mattoni pressati in cotto.
I locali nobili sono sovrastati da volte reali a padiglione, decorate con motivi neoclassici. Di notevole pregio quello realizzato nell’ampio vano di ingresso di ispirazione agreste, realizzato ipoteticamente per fini “commerciali” a rappresentare la produzione agricola. Questo ambiente è stato strategicamente ubicato al centro in modo da renderlo nodo distributivo di tutte la parti/funzioni dell’immobile. Gli ambienti di servizio sono invece caratterizzati da volte a botte, con altezze diverse, la maggiore delle quali insiste sull’ampio locale destinato a cucina. Quest’ultimo era certamente dimensionato per una produzione alimentare “commerciale”, considerata la modesta destinazione residenziale degli ambienti. In esso trovano luogo una cucina “industriale” costituita da grandi spazi per la cottura di pentolame di grande dimensione alimentata a legna o carbone, ed un forno a legna.
I pavimenti attualmente esistenti e perfettamente conservati sono costituiti dalle classiche “pastine” di cemento decorato con tappeto centrale e cornice perimetrale.
All’esterno il volume rigido è arricchito dalla sequenza di portefinestre in legno e dalle modanature in pietra lavica, alcune particolarmente ricche, e da un sistema di gronda “ a cappuccine”. la superficie muraria è caratterizzato da un tradizionale finitura di intonaco a “cocciopesto” con inerti lavici. Una ampia pavimentazione in cotto perimetra l’intero edificio.
Le falde dell’edificio a protezione delle volte sono costituite da orditure lignee e coppi siciliani. Il tetto si presenta discretamente ben conservato e manotenuto.
Nella parte esterna del fabbricato, l’ingresso al giardino/frutteto è disegnato da un’area terrazzata al centro del quale è ubicato un pozzo. Sono tuttora presenti numerose attrezzature agricole che fanno pensare ad una gestione organizzata del latifondo. Il giardino/frutteto confinante con la via Verga rimane tra le poche parti non cedute del latifondo ed è caratterizzato da una grande cura nella organizzazione e nella scelta delle piantumazioni. Notevolissimo è il grande e ricco sistema di “saie” perfettamente conservato, l’importante sezione delle quali fa pensare ad un abbondante disponibilità d’acqua per l’irrigazione. Nel complesso l’immobile ed il suo giardino sono una testimonianza esemplare di una stagione storico-sociale ed economica ormai lontana in cui l’antropizzazione anche quando finalizzata alla attività produttiva e commerciale era in modo naturale orientata a risolvere in modo armonico il rapporto con il territorio. La sua conservazione e valorizzazione costituirebbe con ogni evidenza un elemento di ricchezza in un territorio che ha perso quei connotati paesaggistici e urbanistici virtuosi come conseguenza di una trasformazione caotica e speculativa priva di un rapporto organico con la sua storia.’
– Architetto Giuseppe Parito