[I+C+R]—Innovazione+Creatività+Riciclo = sostenibilità in Architettura
Il concetto legato alle rigenerazioni ed alle sostenibilità rappresenta un tematica centrale affrontata, esaminata e studiata in edilizia e architettura, in quanto più del 40% delle emissioni di CO2 proviene dal consumo di energia per il fabbisogno degli edifici.
Politiche internazionali mirano attraverso specifiche normative, a ridurre in misura significativa questo consumo, contribuendo alla lotta contro il riscaldamento climatico e la sicurezza energetica dell’Unione Europea.
In verità, il concetto di rigenerazione e sostenibilità in architettura come nel design è affrontato al fine della riduzione energetica, anche attraverso molteplici proposte progettuali creative che tendono sia al riciclo dei rifiuti sia a quello dei materiali provenienti dalle costruzioni stesse.
Esempio di quest’ultima categoria così come di creatività applicata al riciclo, è l’esperienza dell’olandese Dave Hakkens, il quale nel suo progetto denominato “Rubble Plane”, realizza un’eco-mattonella, ispirata ai rivestimenti delle terrazze italiane del tipo in granulato di marmo e pietre. Le “materie prime” utilizzate nel progetto sono per l’80% provenienti da materiali edili appartenenti a vecchie costruzioni demolite, quali vecchi mattoni, tegole, vetro, specchi e persino chiodi, mescolati con il 20-30% di nuovo cemento ed infine pigmentate con una polvere finissima ottenuta dalla frantumazione di ulteriori rifiuti della costruzione stessa.
Se passiamo dall’elemento particolare rigenerato al progetto generale, lo studio danese Lendager Architects, concretizza il concetto di rigenerazione , progettando e realizzando in Danimarca la casa unifamiliare per 4 persone denominata “Upcycle House”, uno degli esempi di abitazione costruita con il 100% di materiali rigenerati, dalla struttura alle finiture.
Costruita rispettando innanzitutto gli standard di casa passiva, studiandone dunque, il corretto orientamento, le disposizioni delle superfici vetrate, la ventilazione naturale e gli ombreggiamenti, la struttura della Upcycle House è costituita da due container navali dismessi, i tamponamenti delle pareti sono isolate con carta riciclata appositamente trattata e trasformata in lana di carta, il pavimento è realizzato recuperando il sughero ed i granulati plastici, mentre le piastrelle del bagno sono ottenute da vetro riciclato. Il tetto è formato da lastre trapezoidali in alluminio ricavato da lattine di birra, mentre l’isolante impiegato per il terreno è ottenuto a partire da bottiglie di vetro frantumate. Peculiarità del progetto danese è il fatto di prevedere l’ulteriore riciclo degli elementi che la compongono una volta finito il termine di vita.
Salendo ulteriormente di scala, interessante e pluripremiato è il progetto del padiglione EcoArk a firma del gruppo cinese Miniviz che dello slogan “Ridurre, Riutilizzare e Riciclare” ne ha fatto un mantra. Attraverso il connubio tra innovazione e creatività applicata in architettura e nel design, progettano per il Taipei International Flora Expo 2011 il padiglione sù citato, un edificio costituito da un involucro esterno che vede, al posto di una normale facciata in vetro, la presenza di 1,5 milioni di bottiglie di plastica provenienti dai rifiuti di Taiwan. Loro li hanno chiamati “Polly-brickTM” elementi interamente 100% PET riciclato dal design a nido d’ape, moduli che non richiedono l’uso di adesivi chimici e che favoriscono tanto il benessere ambientale e le esigenze di isolamento degli spazi quanto la riduzione di emissione di CO2.
Seppur in territori lontani dal nostro, questi fin qui presentati sono degli esempi e degli spunti per comprendere come, se il processo di rigenerazione è unito alla innovazione e alla creatività, il traguardo della sostenibilità in architettura forse non è poi così lontano.
Sandra Privitera (architetto)