OPERA COMMONS: l’associazione Uber lancia un’altra, importante, iniziativa sociale.
di Sara Russo e Barbara Corbellini Foto e Video Renato Garbin | 09/12/2015
Venerdì 13 novembre 2015, primo evento della terza edizione della rassegna Opera Commons.
La parola Uber deriva dal latino e significa “abbondante”, ”ricco”, “fecondo” e l’associazione, capitanata da Tiziana Nicolosi, nasce con l’obiettivo di far incontrare l’ambito psico-sociale con il mondo delle arti e della formazione.
Gli strumenti utilizzati sono: il teatro sociale, la manualità, la multimedialità e le diverse forme espressive atte a stimolare il pensiero e l’azione.
Ai microfoni di Globus Television abbiamo fatto quattro chiacchiere con la presidente Tiziana Nicolosi che ci ha approfondito da cosa nasce l’associazione Uber.
Uber nasce dalla voglia di coniugare un lavoro sulla prevenzione del disagio socio-psicologico e la formazione rivolta alla comunità con l’utilizzo di strumenti creativi e “terapeutici” quali la pittura, la musica e tutta l’arte a 360°. I workshop sono uno strumento fondamentale per trasmettere nella realtà quello che l’arte vuol comunicare. Docenti specializzati, con una profonda capacità di trasmissione, di competenze tecniche di mestieri e anche di suggestioni per smuovere il diletto creativo di ciascun individuo.
Diversi enti e soggetti hanno palesato interesse per le attività proposte dall’associazione e anche le scuole sono state coinvolte.
Quest’anno Uber ha deciso di prendere come sede per le sue attività, un vecchio casale che si trova nel ridente paese di Aci Bonaccorsi, alle pendici dell’Etna. La scommessa è quella di ridare vita all’antico casale con progetti dedicati al suo restauro.
Sono previsti corsi, workshop, mostre, concerti per dare visibilità all’arte in tutte le sue vesti, sia in quelle di sperimentazione che in quelle di performance.
La prima serata di OPERA COMMONS si è concentrata su due importanti ospiti: l’artista Gabriele Simone Consoli e le musiciste Lilies on Mars.
Gabriele Simone Consoli, classe 1978, trascorre i primi anni della sua vita nella zona di Guardia Ognina, un distretto del quartiere Picanello che si trova adiacente alla suggestiva cornice del Lungomare di Catania. Negli anni Ottanta, questo quartiere, come il resto della città etnea era colmo di contrasti tra vecchio e moderno, tra cementificazione selvaggia e residui di una realtà contadina e si toccava con mano la differenza tra ricchezza e povertà.
Da questo miscuglio di contrasti nasce l’interesse, da parte di Gabriele, per le forme estetiche di auto e di dettagli urbani come le quattro corsie del lungomare, spesso teatro di gravi incidenti o come uno sfascia-carrozze non autorizzato sorto a pochi metri da casa sua.
Le auto, che sono l’elemento di spicco nelle opere di Consoli hanno degli inquietanti connotati umani: fari che sono occhi, calandre che sono sorrisi e proprio dalle auto trovano rappresentazione i vari stati sociali, le utilitarie che rappresentano la classe operaia e le auto sportive o le berline che rappresentano invece la così detta classe borghese, si mescolano in opere dove sono accatastate l’una sull’altra in un ritratto materialistico che sfoggia un tripudio di ruggine, degrado e abbandono.
Ai nostri microfoni Gabriele Simone Consoli ci dice che non ha un artista al quale si è ispirato e che il suo lavoro si districa in più di una deviazione: c’è l’aspetto del plastico, ad esempio, quello tridimensionale dei modellini dove c’è un tentativo rappresentativo attraverso l’iperrealismo, anche se notiamo anche che in uno dei plastici, dove è rappresentata una sola auto incidentata in un tratto di autostrada, un accenno al surrealismo.
Ma Gabriele ci dice anche che paradossalmente non trova ispirazione a livello concettuale dalle auto ma dagli zombie di Romero, il regista che li ha concepiti cinematograficamente.
Le altre ospiti della serata sono state le musiciste Lisa Masia e Marina Cristofalo, in arte le Lilies on Mars.
Lisa e Marina hanno cominciato il loro percorso artistico come supporters di vari artisti e la loro avventura comincia quando lasciano la Sardegna, loro terra natìa, per trasferirsi a Londra.
Sempre alla ricerca di nuove sonorità non abbandonano però lo stile con il quale hanno debuttato.
Il primo album del duo è del 2009, è stato masterizzato da B. Gautier, produttore dei Cure, Paul Mc Cartney, Fleet Foxes e John Peel.
Nel 2011 esce “Wish You Were a Pony”, autoprodotto dalle Lilies e mixato da Dan Brantigan. Nel 2014 arriva il terzo album “Dot to Dot”, dove nel singolo “Oceanic Landscape” è Battiato a collaborare con le Lilies e non viceversa.
Abbiamo chiesto come mai questa scelta e le Lilies, ai nostri microfoni, ci hanno spiegato che hanno scelto la città britannica perché hanno creduto che fosse il posto più adatto in Europa in quel momento per le loro aspettative che, alla luce dei fatti, non sono state tradite, Londra infatti è stata fondamentale per la loro ispirazione e formazione musicale. Per dar vita a quest’album si sono ispirate alle sonorità create alla fine degli anni ’50 dai pionieri della musica elettronica.
Il loro ultimo album “AGO”, parla proprio di questo loro percorso personale e artistico e proprio alla serata inaugurale di Opera Commons le Lilies on Mars hanno portato sul palco il loro ultimo lavoro, deliziando i presenti, con sonorità che sembravano provenire da un altro pianeta.
IL VIDEO DELL’INTERVISTA ALLE LILIES ON MARS: